Haiku tra meridiani e paralleli. Terza stagione

Mar 25, 2016 by

Cover haiku TERZA stagione_2_solo primaHaiku tra meridiani e paralleli
Terza stagione

A.A.V.V.

Editore: FusibiliaLibri
Collana: Collegamenti
Curatore: Dona Amati
Anno 2016
pp. 176
formato 15×15
15,00 euro
ISBN 9788898649266
prefazione di Valentina Meloni
foto di Hitoshi Shirota

ordini su fusibilia@gmail.com

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Terza stagione per gli Haiku tra meridiani e paralleli. Il volume, che in questa edizione comprende haiku in lingua e in dialetto, è arricchito ancora una volta dai suggestivi scatti del fotografo giapponese Hitoshi Shirota.

 

 

Dalla prefazione di Valentina Meloni:

La Terza stagione di Haiku tra Meridiani e Paralleli si apre con le composizioni della poetessa e antropologa brasiliana Marcia Theophilo. Seguono poeti noti e meno noti, alcuni dei quali hanno fatto dello haiku oggetto di studio […] Quello che insegna la composizione haiku, infatti, è principalmente un concetto estetico e filosofico di cultura Zen, forse ancora molto lontana da quella occidentale e tuttavia in stretta correlazione con essa, laddove è presente, nella natura, nelle cose viventi, negli esseri ma anche nell’assenza e nei silenzi, nelle percezioni indefinibili ricongiungibili al tutto, quel fluido vitale che permea l’universo intero e che la filosofia orientale riconduce univocamente a una minuscola parola: Ki (in cinese qi). Non possiamo considerare infatti, la scrittura haiku senza prendere in esame l’estetica e la pittura, perché la scrittura ideografica contiene già all’interno del logogramma un’immagine ‘predefinita’ che fa sì che la mente dipinga con estrema velocità i concetti espressi e, quindi, colleghi quel filo situato entro il vuoto dello stacco o del ribaltamento semantico a quei concetti, a quelle immagini che transitano tra i versi.

Dalla postfazione di Dona Amati:

Ricercando la “radice delle cose” fin dentro le ricchezze della lingua, per questo terzo volume abbiamo voluto che l’esperienza espressiva si estendesse dalla lingua nazionale a quelle locali, i dialetti, considerando che già Kobayashi Issa (1763-1828), riconosciuto come uno dei massimi maestri di haiku, ha tracciato questa esperienza utilizzando nelle sue composizioni un linguaggio affezionato all’immediatezza popolare, dove la semplicità quotidiana del dialetto trova una sua corrispondenza con la fisionomia essenziale dei princìpi Zen. […] Secondo Masaoka Shiki (1867-1902) lo haiku deve ritrarre la realtà (shasei: ritrarre ciò che si vede con i propri occhi), come in un quadro. Ecco quindi che anche l’utilizzo del linguaggio ‘primario’ dialettale, al pari della formalità dell’elemento classico degli haiku, il kigo, che esplicita il contesto in cui si svolge la scena descritta, testimonia la presenza interdipendente tra uomo, natura, poesia.

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