Il libro delle storie finite – AA.VV.
Il libro delle storie finite (di amore e di distacco)
AA.VV.
Editore: FusibiliaLibri
Collana: Magneti
Curatrice: Dona Amati
Anno 2020
pp. 280
formato 15×21
15,00 euro
ISBN 9788898649723
Prefazione di Ugo Magnanti
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Il volume contiene un’ampia raccolta di storie, struggenti, cupe, belle, divertenti, raccontate in prosa e poesia.
dalla prefazione di Ugo Magnanti
Al di là dei singoli tasselli che possono comporre un libro di ‘storie finite’, per sua natura fatalmente incentrato su momenti di separazione, distacco, allontanamento, si potrebbe azzardare che l’esito più interessante di questa raffinata operazione letteraria non stia tanto nel valore di quei ‘singoli tasselli’, che pure è presente in molti dei contributi, quanto piuttosto in una suggestione d’insieme che riguarda soprattutto la scrittura intesa come espressione di ‘desiderio’, ma anche come distacco, come abbandono di una ‘trama’, più o meno autobiografica, al suo destino; come volontà di staccarsi dalla propria scrittura per affidarla a un luogo diverso. Ecco che, quasi per paradosso, la prima ‘storia finita’ che racconta questo volume è quella che ogni autore vive nei confronti del testo che ha scritto. Insomma, in pagine nate da una tale circostanza si potrà, qualora se ne abbia il gusto, constatare in trasparenza, meglio che in altri progetti editoriali, come nello spirito stesso della scrittura agisca una certa pratica del ‘distacco’, che si accorda con ciò da cui spesso ci si separa: persone, luoghi, oggetti, sentimenti, abitudini.
dalla postfazione di Dona Amati
Chi di noi non ha provato il senso di devastazione che subentra alla fine di una relazione importante con qualcuno, o con qualcosa? Che sia la fine di un amore o la perdita di una persona, o di un oggetto, o di un animale, lo stress per una separazione indesiderata si fa insopportabile; sentirsi al centro di un campo di macerie è il dramma interiore del ‘distacco’, con cui tuttavia è inevitabile misurarsi. Ma che una ferita narcisistica, un lutto, o una rinuncia obbligata, sia la frantumazione del proprio ‘io’ o l’occasione per rigenerarsi dipende dalle risorse emotive e dalla struggente voglia di ricostruire le fibre della nostra identità. Svestirsi delle gramaglie lascia nudi e indifesi, ma è necessario per non intorpidire nell’oscurità emotiva. Inoltre, in alcune circostanze, la fine di una storia può invece prospettarsi auspicabile, come l’occasione propizia per defilarsi da situazioni sgradevoli, o umoristiche, predisponendo così il rilancio della propria vita, e con nuovi riferimenti.