Lettere dagli occhi – Mena Quinto
Lettere dagli occhi
Autrice: Mena Quinto
Curatore: Simone di Biasio
Editore: FusibiliaLibri
Collana: solenoidi
Anno 2016
pp. 92
formato 17×12
12,00 euro
ISBN 9788898649358
Prefazione di Paolo Fiore
Postfazione di Simone di Biasio
Disegni a colori dei piccoli nipoti di Mena.
disponibile su fusibilia@gmail.com
spese di spedizione a carico di Fusibilia
dalla prefazione di Paolo Fiore:
Gli occhi di Mena guardano attraverso la plastica trasparente della lavagna Etran, rincorrendo, con lo sguardo, le lettere incollate sugli angoli, mentre il respiratore impone il suo ritmo cadenzato ai polmoni. “Ho scritto tante lettere ma ancora non ho finito”, questa sua frase ritorna nella mia mente mentre i nostri occhi si incrociano un istante e poi scivolano sui due lati della plastica, come quei teli impermeabili alla pioggia e alle lacrime, di questo discorso muto che continua nella voglia inestinguibile di parlarsi. SLA, un acronimo troppo breve per contenere una vita, Sclerosi Laterale Amiotrofica, una diagnosi troppo oscura per tentare di spiegarla. […] Ma “la parola è piena solo se incontra la benedizione dell’ascolto dell’Altro”, direbbe Lacan, e così, mentre noi intorno continuiamo a parlare, i suoi occhi reclamano, ancora una volta, i nostri perché il linguaggio con lei passa attraverso lo sguardo.
dalla postfazione di Simone di Biasio:
Il nostro linguaggio è colmo d’occhi. Chissà se anche questo nostro parlare con gli occhi e dagli occhi non sia, in fondo, un ancestrale rito apotropaico. Come sulle prue di quelle navi su cui sono disegnati occhi per ingraziarsi il favore del mare, allontanare il pericolo, il male. Gli occhi attraggono e respingono. Come un respiro: dentro fuori, inspirazione espirazione. Lo stesso respiro della stanza di Mena, uno spazio minimo in cui le cose si animano. Un grande animale sembra dormire accanto a Mena, respirarle sul collo. Lei ti guarda soltanto, e dice che è il suo respiro, che vive. […] Mena fa tutto con gli occhi. Ha creato queste lettere dagli occhi. Di creazione non si può che dire. Mena non aveva mai scritto lettere prima.
Nota editoriale di Dona Amati:
“Mena non aveva mai scritto lettere prima” così annota all’interno del libro il curatore Simone di Biasio. Avrebbe potuto farlo – prima di cinque anni fa – con la facilità delle mani che rispondono automaticamente ai pensieri, con le gambe che si spostano alla ricerca di un cassetto che contenga un quaderno, chiamando con la voce i familiari per chiedere dove sia una penna, abilità che la maggior parte di noi dà per scontate, per ovvie, addirittura “naturali”. Ma la “bestia SLA”, come Mena stessa la chiama, ha ghermito il suo sistema nervoso centrale, e come un buco nero da cui non si risale, pian piano inghiotte abilità, capacità, autonomia, il tempo vivace della vita, persino le lacrime tumide di desidèri infinitesimali.
Cosa può fare ancora Mena, immobile? Scrivere, con gli occhi, raccontando a noi la vita vissuta e apprezzata da un’altra dimensione emotiva. Il suo corpo la abbandona? Allora Mena sposta la “sua vita” sugli affetti, sulla gratitudine, sull’abilità di scambiare intensamente con gli altri la spiritualità che molti di noi, abbacinati da un mondo materiale, nemmeno più considerano. Mena rivela che la speranza è, se non poter guarire, continuare ad amare, e ringrazia, nelle lettere che giorno dopo giorno, puntando faticosamente gli occhi su una lavagna Etran, riesce a comporre con l’aiuto di chi le sta intorno. E i suoi piccoli nipoti disegnano per lei un mondo dove la nonna, seppur su una sedia a rotelle, sorride tra fiori sgargianti e alberi rigogliosi, protetta da cuoricini rossi sotto un sole che splende sempre. Un libro toccante, un insegnamento ad apprezzare sempre il dono della vita.
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Simone di Biasio su Huffington Post, 5 marzo 2017
Si entra nella sua stanza come nella sala di un museo: tutto vive in funzione dell’opera. Il respiratore detta il ritmo della vita di Mena Quinto, donna di 64 anni, da 4 affetta da Sclerosi Laterale Amiotrofica. Vive nella sua casa di sempre, a Fondi, in provincia di Latina, dove ogni giorno possono venire a farle visita amici e parenti. L’unico suo muscolo a muoversi è quello oculare e Mena lo utilizza per comunicare attraverso la lavagna Etran. È un rettangolo di plastica trasparente su cui sono disegnate le lettere dell’alfabeto in 5 gruppi, le vocali al centro con un punto interrogativo qualora volesse domandare. Ma Mena non chiede, Mena comunica, comunica ancora. Si arrabbia se viene anticipata nel suo “parlare”, guarda se vuole abbracciare, guarda se vuole salutare, guarda se vuole dire.
Prima di ammalarsi e di rimanere poi a letto, Mena era una donna tuttofare: casalinga meticolosa, brava cuoca, nonna affettuosa. Poche letture e nella testa mai l’idea di scrivere un libro. Invece negli ultimi mesi era diventato il suo desiderio più grande: pubblicare in un libro le lettere scritte con lo sguardo. “Lettere dagli occhi” (Fusibilialibri, 2016) è oggi una sorta di testamento epistolare con cui ringraziare chi le ha permesso di vivere. Il piccolo prezioso volume si sviluppa in orizzontale come un album di fotografie per accogliere anche i disegni dei suoi nipoti: «Da quando mi sono ammalata Sara di 6 anni ha cominciato a disegnare». Tutte le lettere iniziano allo stesso modo, come in una preghiera: «Questa terribile malattia mi sta lasciando solo il cervello e gli occhi: finché riuscirò ad aprirli e chiuderli, continuerò a scrivere». In un’altra lettera Mena si rivolge anche a Papa Francesco per raccontargli cosa significa vivere con questa malattia che lei definisce “bestia”: […] continua