Luca Frudà su “Riguardo all’obbedienza” di Dona Amati
Dona Amati – Riguardo all’obbedienza (Ed. Fusibilia Libri, Roma, 2013)
C’è una canzone di Franco Battiato di qualche anno fa che si intitola Tutto l’universo obbedisce all’amore e non mi sembra inopportuno accostare il titolo del libro a questa frase. Nella silloge di Dona Amati è l’eros a dominare, a chiedere e a pretendere obbedienza. Ma bisogna stare attenti a non confondere l’obbedienza all’Amore con quella all’amato. Non è un caso che la silloge si apra con una dedica a Lilith (p.11) che, è bene ricordarlo, nell’antica tradizione ebraica fu la moglie di Adamo prima di Eva, ripudiata e cacciata perché si rifiutò di obbedire all’uomo. Simbolo della donna che non si assoggetta all’uomo, Lilith rappresenta proprio l’amante pura: l‘unico vero peccato originale (p.25 v.8) è la disobbedienza. Il tono di sfida verso l’uomo, verso quella sessualità etéra (p.26) che il maschio spesso richiede nell’intimità, parte proprio dallo stesso ‘campo di battaglia’ dell’uomo, quello del piacere e della corporeità. Tale atteggiamento è certamente voluto a rivendicare alla figura della donna una propria indipendenza e dignità erotica. Il libro della Amati evidenzia infatti come caratteristiche centrali il riappropriarsi del corpo e della parola da parte della donna amante. La stessa sessualità della donna non rimane celata, ma anzi messa in primo piano senza alcun pudore e pregiudizio, ma anche senza mai cadere nella volgarità.
Poc’anzi avevo citato la parola etéra… Vale la pena di soffermarsi su tale termine poiché le uniche donne accolte ai simposi erano proprio le etére. Ed è interessante notare come il libro possa sembrare una sorta di simposio nella quale la donna è la protagonista. La citazione di Platone (p.9), tratta proprio dal Simposio, conferma l’intenzione della poetessa di far uscire la figura femminile dagli stereotipi antichi e moderni. Ma la Amati parte proprio dalla tradizione per smontare la visione troppo ‘androcentrica’ della descrizione femminile. Pertanto il termine etéra pare rilevante e rivelante di tale intenzione. Ma la collocazione simposiale offre l’occasione alla poetessa di trattare in modo originale il momento del banchetto, che, com’è noto precedeva il simposio, al fine di descrivere proprio l’eros. Amore, infatti, è fame e sete, e il lessico del libro ne è colmo:carne, bocca, gola, ingordigia, fame, sete, i verbi ingoiare e leccare, nonché le espressionimorso d’eros (p.24) e sono il corpo e sono la fame (p.40). Sono questi ovviamente bisogni fisici nei quali l’amore si compenetra.
In precedenza avevo accennato alla sessualità quale ‘campo di battaglia’ tra gli amanti, adesso bisogna chiarire ulteriormente come si risolve tale sfida. La donna amante si scontra con l’uomo proprio obbedendo alla corporeità dell’eros, e a voler farsi sua, mediante l’amore. L’obbediente inclinazione (p.35 v.13) della donna è solo verso il suo uomo che rappresenta l’Eros in carne e ossa. L’uomo, aggredito dall’ingordigia fisica che cerca il cuore (p.34) e dal desiderio insaziabile di amare e di essere amato (l’essere ingrato del sentimento, p.34), può solo opporre il cibo importante (p.40), ossia il sentimento. Corpo e anima sono nell’interezza dell’eros una sintesi di due amanti. Infatti, anche quando possa sembrare che inizialmente venga acceso dalla passione dei sensi, nella poesia di Amati si coglie che c’è ben altro che nutre l’eros, ed è l’armonia totale, la simbiosi dei due amanti, che si nutrono a vicenda, che si scambiano versi come nel contrasto Io sono la porta (pp.38-41).
La fisicità ha evidentemente un ruolo fondamentale in questa silloge che tra l’altro ha come sottotitolo poesie dal corpo. Se paradossalmente togliessimo le immagini ‘fisiche’ presenti nel libro e le sostituissimo con parole e modi ‘docili’ ci accorgeremmo che la poesia ne risulterebbe alquanto scialba e poco incisiva. Sono invece proprio la forza delle parole e la crudezza delle immagini e delle metafore ad abbattere i residui di una vecchia forma di fare poesia erotica e a costituire l’originalità della poesia dell’Amati. A volte la poetessa eccede nella sovrabbondanza di immagini e nelle consonorità tipiche del gioco poetico, ma spesso è proprio tale commistione a favorire l’emergere all’interno del libro di quelle immagini più poetiche e più limpide che appaiono poi emblematiche.
La citazione di Platone è la prima di tante che compaiono all’interno della silloge e che compongono quasi un mosaico di dichiarazioni poetiche e di commenti. Le numerose citazioni sono parte integrante di un dialogo poetico con la letteratura che a tratti porta a pensare di trovarsi di fronte a un trattato in versi sull’amore. La struttura dell’opera risponde egregiamente a evidenziare il classicismo della silloge. I componimenti brevi ricordano la poesia latina, in particolare alcuni aspetti del libellum catulliano, mentre l’apparente frammentarietà e la brevitas delle liriche (con e senza titolo) denotano una mosaico erotico che va dal corpo all’anima.
Il libro, dopo il primo componimento ‘proemiale’, appare strutturato sapientemente in tre parti che, come la stessa Amati indica (p.15), rappresentano i tre aspetti o manifestazioni di Eros: Himeros (il desiderio fisico che chiede di essere soddisfatto), Photos (il desiderio verso cui tendiamo) e Anteros (l’amore corrisposto). Tali parti presentano alcune denotazioni lessicali da non sottovalutare. Se nella prima parte le parole legate al primo contatto (bocca, bacio, pelle, etc.) sono prevalenti, è interessante notare nella successiva parte di Photos tutta una serie di termini che descrivono una disabilità temporanea indotta dall’amore: il mutismo (p.35), la cecità (p.36), la sordità (p.37) e le parole correlate dentro e silenzio. In maniera simile le ripetizioni all’interno della silloge sono di una varietà degna d’attenzione. Diffuse sono le anafore, presente persino una catafora (p.54) e la ripetizione di interi versi (anche tra diversi componimenti: si veda p.37 vv.3-6 e p.39 vv.16-19), nonché della stessa parola all’interno della medesima poesia. Quest’ultimo tipo di ripetizione è più frequente nell’ultima parte della raccolta, probabilmente con l’intento di puntualizzare i concetti chiave della poesia (si vedano le parole tempo p.47, appartenenza p.49 e intimo p.51).
Altro aspetto interessante da notare è anche come il completamento tra l’uomo e la donna venga sottolineato biograficamente per mezzo degli stessi nomi, o meglio cognomi, degli amanti, come accade quando Amati riconosce nel cognome dell’amato MAgnAnTIle lettere del proprio cognome: il tuo nome contiene il mio (p.41 v.47). Altro elemento stilisticamente da evidenziare è infine l’utilizzo delle parentesi (p.24 e p.25) e degli incisi (p.25, p.26, p.28, p.36, p.37, pp.39-41, p.42 e p.49), nonché dei numerosi suoni participiali ant/ent.
Una poesia certamente raffinata ed erudita, fieramente non alla portata di tutti e che si rivolge a un pubblico colto. Una silloge dalla costruzione notevole e dalla incisività linguistica indiscutibile che sa sorprendere con metafore ardite e versi che lasciano il segno come amori che rimangono nella memoria.
Luca Frudà
fonte: http://frudaluca.wordpress.com/2014/01/07/dona-amati-riguardo-allobbedienza/
Luca Frudà è saggista, critico, scrittore di versi e prose, si è laureato in Lettere moderne nel 2003.
Di origini siciliane, vive attualmente a Roma, dove insegna. Collabora a diverse riviste letterarie. Ha partecipato a concorsi nazionali di poesia con segnalazioni e primi posti. Sue liriche compaiono in antologie e riviste.
PUBBLICAZIONI
Poesia:
“Io, il Mio Amore” (Il Calamaio, Roma 1996);
“Poesia cortese” (Il Calamaio, Roma 1997);
“Uomo allo specchio” (N. Calabria, Patti (ME) 1998);
“Sole notturno” (Edizioni Il Foglio, Piombino (LI) 2003, 2a ediz. 2004, 3a ediz. 2008);
“Logica sentimentale” (Edizioni Il Foglio, Piombino (LI) 2008).
Prosa:
“I segreti” (Edizioni Il Foglio, Piombino (LI) 2004, 2a ediz. 2008);
“Sentimenti del tempo” (Edizioni Smasher, Barcellona P. D. G. (ME) 2013).
Saggistica:
“I Malavoglia: semantica e genesi del titolo” (Edizioni Il Foglio, Piombino (LI) 2005, 2a ediz. 2008).