Su “L’orizzonte alle spalle” di Rosa Riggio, lettura di Adriana Gloria Marigo

Mar 6, 2016 by

Cover_Riggio4_18 giugno_bis_solo primaSu quale linea spaziale fisica e metafisica può rivolgersi lo “sguardo” come elemento di conoscenza intrinseca ed estrinseca, a quali segni e figure nell’ordine di una vicenda umana che le polarità in essere costruiscono evanescenti o addirittura stravolte per marginalità o esilio di presenza, imperizia di appropriarsi del Tempo e dei suoi corollari, per l’onere della Libertà che abbisogna di sacrificio e resilienza, si può accedere, fare atto di fiducia e conservazione affinché l’accadere non sia privato del senso ultimo, della ragione che invera insieme con il sentimento l’ «istante perenne», sembra domandare l’autrice Rosa Riggio nel volumetto di poesia L’orizzonte alle spalle pubblicato per i tipi di FusibiliaLibri, 2014.

Domanda legittima e ontologica, quando la relazione tra l’io e il sé implica l’elemento imprescindibile dell’Amore: dimensione attraverso la quale entrare in rapporto fisico e mistico con il mondo, coagulare intorno alla propria storia la storia dell’Altro per attraversamenti osmotici di psiche – «la sintassi perfetta di te» -, e l’eventuale ferita – «Viene avanti, ma non verso di me» – manifesta evidente l’impossibilità di essere per l’Altro, di accedere al varco, di oltrepassare la soglia che immette al futuro, all’accolto distinto, al radicarsi nello sguardo di «un altro giardino». La poeta si avvale del verso esattamente come il filosofo dell’argomentazione per consegnarci una verità condivisa dai due saperi, che in sostanza esprime la tensione del Tempo e del Silenzio che trascina con sé la distanza dal “tu”, dimostra che «Sono dietro la soglia, prossimi.», « Scruto adesso / una pagina bianca.» raggiungendo le parole di E. Levinas: «Gli esseri possono scambiarsi tutto reciprocamente, fuorché l’esistere. In questo senso, essere significa isolarsi per il fatto di esistere. Io sono monade in quanto sono.»

Rosa Riggio ha chiara a se stessa la problematica dell’io che cerca il dilaogo, si pone come “sguardo” non rapinoso, ma desiderante per la festa con l’io complementare, che rimane irraggiungibile “tu”: non vi è “j’accuse”, non vi è rivolta, non vi è alcuna battaglia in punta di fioretto per dirimere la questione tra l’io e il tu; nulla è passibile d’intero sacrificio poiché «è impronunciabile il nome», «la domanda non fatta s’innesta / nella risposta che nega e si ritrae / via dalla scena / in un furioso sommarsi / di ombre.». In questa terra che smemora e destruttura, che non offre appigli o perimetri, ciò che sta davanti, che richiama lo sguardo, implicandolo anche per fascinazione, svapora come un luogo di ninfe, uno sperdimento della coscienza, la quale però non si mette alla ricerca di parti non precarie inevitabili e commoventi nella loro esaustiva fattualità, in quanto può darsi solo «… ipotesi, perversa / potenza, del sogno la polvere / intatta.». Resta dunque ogni cosa “a tergo” – «l’orizzonte alle spalle» -: come in un archivio non perfettamente organizzato, mancante delle lettere alfabetiche, ma in cui, archiviando, si è registrato tempo relazione e senso, si può rinvenire il documento in virtù di una memorizzazione eccellente, così nei piani della memoria personale e relazionale, si rintracciano segni, figure, presenze nella loro interdipendenza spesso soffusa o permeata di nostalgia o di una brace che riattiva il fuoco di un vissuto che non smette di essere eco o di ripresentarsi con «una traccia del passato remoto / la prova dell’essere stato».
Adriana Gloria Marigo

Luino, 5 marzo 2016

 

Adriana Gloria Marigo vive tra Padova e Luino. Dopo gli studi universitari in pedagogia a indirizzo filosofico ha insegnato nella scuola primaria. Ha pubblicato le sillogi Un biancore lontano, LietoColle, 2009, L’essenziale curvatura del cielo, La Vita Felice, 2012, la plaquette di una poesia illustrata dall’autrice Impermanenza, per PulcinoElefante, 2015, e Senza il mio nome, Campanotto Editore, 2015. Cura la presentazione di libri e saggi di poesia? scrive recensioni per la rivista online “Samgha” e, nella stessa rivista, è ideatrice e responsabile della rubrica di poesia “Porto Sepolto”? ha collaborato con ‘Polo Psicodinamiche Prato’ nell’ottica della relazione tra letteratura e psicoanalisi e con Sebastiano Aglieco in un progetto di poesia per la scuola primaria? scrive nel blog “Compitu Re Vivi”. Dal 2012 è tra i poeti invitati all’annuale rassegna “FlussidiVersi” sulla poesia mitteleuropea che la Regione Veneto promuove nella città di Caorle. Su invito dell’‘Associazione Scrittori Sloveni’ nell’aprile 2014 presenta a Lubiana L’essenziale curvatura del cielo e a Capodistria incontra gli studenti della Facoltà di Studi Umanistici dell’Università del Litorale per un dialogo sulla poesia e sul significato di essere poeti. Predilige la diffusione della poesia in una dimensione multidisciplinare e all’interno di altre espressioni artistiche, quali pittura e fotografia. Nel giugno 2014 ha presentato a Castelfranco Veneto il lavoro poetico sulle fotografie di viaggio di Imaire De Poli nell’evento “Di Terra e Arte” del ‘Centro di Ricerca Artistica Immaginario Sonoro’. È curatrice della collana di poesia Alabaster per Caosfera Edizioni, Vicenza.

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